martedì 15 luglio 2008

Grande Beecroft, piccolo pubblico.


Un pò come avere la Sherman a Palermo, o come avere Koons: un autentico pezzo grosso e da novanta. Vanessa Beecroft ha fatto la sua exibit allo Spasimo di Palermo, una cosa da leccarsi i baffi davvero, e in più con l'orgoglio di saperla ammirata studiosa di Laurana e Serpotta.
Corpi come sculture, sculture come corpi, si è detto.
Infatti: l'arte è viva come, o più, della vita stessa. Ma è solo l'occhio allenato e sensibile quello che può concepirne la differenza, che per la Beecroft appare più concettuale che reale. Il pubblico ha reagito come ha potuto e colto ancora meno di quel poco che avrebbe saputo cogliere.
E' vero che la performance scultoreo-in-movement delle statue-donne della Beecroft è stata in gran parte incomprensibile al pubblico presente-troppo genericamente informato di arte contemporanea- e dunque il clima era di sobrio sbigottimento misto a perlplessità. Cosa non piacevole ed estremamente irritante. Ma che fare? Non si può, come un detto Zen direbbe, mettere un maiale a nuotare tra i tesori, o più semplicemente non si può sperare che un sordo senta. Questa volta i palermitani non hanno colpa, perchè condividono con tutti gli altri italiani la colpa di disconoscere -o misconoscere- l'arte contemporanea.L'Italia non è pronta per la contemporary art, a volte neppure la Venice della Biennale (e il suo pubblico) ha saputo e sa esserlo fino in fondo. Figuriamoci una città barocchissima come Palermo, che ha più Spagna che America nel cuore - e se consideriamo che la contemporaneità è USA, la cosa è gravissima. A pancia piena se ne sono andate, invece, le soddisfattissime femministe affette da mascolofobia, che nel prodotto artistico delle artiste donne contemporanee vedono maturato il frutto del riscatto sul maschietto cattivo più che il vero, profondo, sforzo intellettuale nel dire qualcosa che sia autenticamente nuovo da un punto di vista estetico. Basta:chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Ma un benevolo invito resta aperto, seppure non elegante: si prega gentilmente non recarsi alle mostre di arte contemporanea senza capirne una emerito cavolo.

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