giovedì 27 novembre 2008

Quando quattro ragazzi 'bene'danno fuoco a un clochard




Indegni e ridicoli emuli di personaggi in cinemascope, immeritevoli (loro malgrado) di qualunque accostamento agli "Alex&Co." di Kubrick (pena, ridurre e sminuire l'eccelsa pellicola del regista) e menchemeno lontanamente vicini ai perversi giovinastri di Funny Games, alcuni ragazzi sono stati i patetici protagonisti di un gesto la cui crudeltà supera quella cinematografica. La cretinaggine, se anarcoide e deliberata, può assumere un ruolo, nel gioco sociale delle parti, ben più terrificante della crudeltà organizzata o ragionata.

Erano di ritorno da una festa di paese, i quattro pusillanimi che hanno deciso di compiere questo atto di immensa, sconcertante stupidità.
E' successo a Rimini, città emiliana evoluta, civilizzata cittadina di grande tradizione resorting. Eppure oggi, in Italia, sopravvive ancora questo piccolo universo criminaloide da quattro soldi,improvvisato: questi buoni figli neofascisti, il cui papà e mamma magari votano a sinistra, così come magari anche i loro amici e amici degli amici. Il criminalino medio-giovane italiano attinge spesso alla non-cultura neo-fascista quando vuole fare lo snob, lo stronzetto senza cervello che si crede di upper class.
Questi quattro poveracci, bravi figli di buona famiglia, danno un grande sollievo all'italiano medio di cultura media o medio-bassa, una grande gioia che conferma antichi sentimenti populisti, laddove solo il dramma (piccolo)borghese ha valore, mentre la scellerata crudezza del ragazzo di periferia, magari scippatore e pregiudicato per spaccio,è da condannare senza appello e non interessa proprio a nessuno.
L'italietta, forse, sta tutta qui: in questo pubblico televisivo che si incuriosisce e si interroga romanticamente sul perchè di un gesto tanto maligno ("come possono due bravi ragazzi far tutto ciò!? è impossibile!") e nell'immagine penosa e squallida di alcuni giovanotti che per puro divertissement si accaniscono su di un inerme barbone, simbolo di tutto ciò che non vorrebbero essere (pena, il nefasto avveramento della profezia genitoriale "se non studi farai la mia fine o quella dei tuoi buoni ma ignoranti nonni") e, al contempo, bersaglio privilegiato il cui annullamento riscatta ciò che più li terrorizza, ossia veder loro stessi più miserrimi e squallidi della loro vittima.
Facciamo un bel falò!, dicevano "i 4", per galvanizzarsi a vicenda prima di compiere l'assalto: quando i cervelli son bruciati, forse l'unica vendetta è dar fuoco alle vite altrui per tentare un disperato colpo di mano che possa dar l'illusione di pareggiare il conto.

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